Il valore e la funzionalità dei packaging si legano indissolubilmente ai materiali utilizzati per produrli. Questo connubio si è sostanziato soprattutto a partire dalla seconda rivoluzione industriale e oggi, con il concetto di sostenibilità sempre più al centro, è diventato preponderante: dalla scelta di uno specifico imballaggio infatti non dipende solo l’efficacia fisica del packaging, ma anche l’orientamento valoriale dell’azienda che ha deciso di adottarlo.
La vera sfida contemporanea è far coesistere questi due aspetti, in modo da trovare il packaging che assicuri, allo stesso tempo, le migliori prestazioni in termini di conservazione del prodotto e le dovute cautele nei confronti dell’ambiente. La partita si gioca proprio a livello di materiali per gli imballaggi: esploriamone le evoluzioni più recenti!
Materiali innovativi nel packaging: dalle bioplastiche ai materiali compositi
La percezione comune sulla plastica è molto negativa, a causa delle conseguenze ambientali che implica per essere prodotta e smaltita. A questa nomea, però, non possono certo essere ricondotte le bioplastiche: materiali, noti ormai da anni, che, pur essendo plastici, o hanno origine rinnovabile o sono biodegradabili. Oppure possiedono entrambe le caratteristiche, come nel caso del PLA (acido polilattico), che si ottiene dalla trasformazione degli zuccheri presenti in mais, barbabietola e canna da zucchero e, una volta buttato, si decompone in materia organica. Oltre che per le peculiarità green, il PLA si distingue anche per la sua idoneità al contatto alimentare, motivo per cui è la bioplastica più utilizzata nel settore del packaging: vista la sua bassa soglia di fusione (circa 60°), è sfruttato soprattutto per confezionare alimenti freddi o da consumare a temperatura ambiente. Per cibi o bevande calde è invece usato il CPLA, una variante del PLA ricavato dal mais, decisamente più resistente al calore.
Le proprietà fisiche di un imballaggio sono dunque rilevanti non solo per l’ambiente, ma anche per la prestazione effettiva del packaging: da questo punto di vista, una grande opportunità è rappresentata dai materiali compositi. Questi sono concepiti, di norma, come un sistema di due o più materiali che, insieme, performano meglio che singolarmente. Il principio si applica anche alle bioplastiche e la ricerca scientifica è molto attiva nel combinare i polimeri bioplastici con altri materiali naturali, allo scopo di concretizzare imballaggi con minori lacune prestazionali e dalle potenzialità rivoluzionarie. Un esempio è costituito dallo studio sulle biopellicole intelligenti, che, grazie alla combinazione con scarti di lavorazione dei settori agroalimentari, riescono a segnalare il deterioramento del prodotto che contengono e a prolungarne la scadenza.
L’uso dei materiali leggeri nel packaging per ridurre il consumo di risorse
Un altro aspetto di primaria importanza da valutare riguarda il peso del packaging: impiegare materiali leggeri nella sua produzione consente di essere sostenibili in molteplici fasi del ciclo dell’imballaggio. Realizzare una confezione leggera richiede un minore quantitativo di materiale, con conseguente riduzione dei rifiuti, ma i benefici di una scelta di questo tipo emergono anche nella distribuzione del prodotto. Infatti, più il carico da trasportare è leggero, più si assottigliano le spese legate al carburante. Pertanto, optare per materiali leggeri nel packaging garantisce una certa sostenibilità ambientale e uno spiccato efficientamento delle risorse. Occorre però che, all’alleggerimento dell’imballaggio, non corrisponda un calo nella capacità di protezione del prodotto, altro nodo fondamentale del pianeta packaging.
Materiali barriera: la sfida della conservazione e protezione dei prodotti
Quando si parla di packaging, soffermarsi solo su sostenibilità e peso della confezione non basta, perché la sua funzione principale è quella di conservare il prodotto fino all’utilizzo del consumatore. In questo senso, risultano essenziali le proprietà di barriera che i materiali riescono a garantire, cioè le capacità di protezione di un imballaggio da agenti esterni che possano inficiare l’equilibrio chimico-fisico del contenuto. Ogni materiale ha i suoi punti di forza e le sue debolezze: i metalli forniscono ottime proprietà di barriera, ma soffrono il costo elevato e la non trasparenza della confezione; il vetro è riciclabile e conserva i cibi alla perfezione, ma è fragile e pesante; la carta costa poco e si può riciclare, ma offre pessime prestazioni in termini di resistenza; la plastica è versatile e piuttosto resistente, ma non si smaltisce facilmente e fatica a fungere da barriera contro i gas. La vera sfida è allora trovare il packaging che si presenti come migliore sintesi tra sostenibilità, peso e proprietà di barriera: a tal proposito, sarà decisivo il contributo della scienza nelle ricerche su bioplastiche e materiali compositi.