Il tema della sostenibilità è uno dei più caldi di questi ultimi anni, tanto che l’Unione Europea e i suoi stati membri stanno attuando diverse misure per salvaguardare l’ambiente. In Italia, dal 14 Gennaio 2022, è entrato in vigore il divieto sull’utilizzo della plastica monouso, una delle fonti maggiori di inquinamento.
Quando si parla di packaging biodegradabile si fa riferimento ai materiali che sono stati utilizzati per crearlo e il loro conseguente smaltimento.
Ma, per essere realmente sostenibili e non avere impatti negativi sull’ambiente una volta che inizia il processo di degradabilità, questi prodotti devono essere realizzati in un certo modo e con determinate materie. Infatti i vari materiali richiedono diversi tempi di decomposizione e ciascuno di essi necessita di un sistema di riciclo apposito.
In particolare, per biodegradabile si intendono quei materiali che si dissolvono in elementi chimici dai quali sono composti, tramite l’azione di diversi agenti biologici tra i quali ad esempio acqua, piante, batteri. E un’ulteriore peculiarità che li contraddistingue dagli altri materiali è la velocità con la quale si degradano.
Le caratteristiche dei packaging biodegradabili
La prerogativa principale di questo tipo di packaging è il suo essere composto in ottica ecologica ed ecosostenibile, fattori molto richiesti da consumatori e aziende sempre più attenti alla salvaguardia ambientale.
I loro tempi di degradazione sono nettamente inferiori rispetto a quelli delle plastiche tradizionali, è stato constatato che il 90% del prodotto si decompone entro 6 mesi.
Nonostante ciò è importante sottolineare che, seppure questo tipo di materiale non ha lo stesso impatto sull’ambiente rispetto alle plastiche, può portare a danni alla flora e alla fauna. Per questo motivo è sempre consigliato buttarli assieme ai rifiuti organici umidi per poi essere trattati per il loro riciclo allo scopo di creare compost per favorire la fertilizzazione.
L’utilizzo di packaging bio, in particolare nella grande distribuzione e nel mercato alimentare in sostituzione alla plastica, avrà sicuramente ricadute positive sull’inquinamento grazie all’utilizzo di fonti rinnovabili che una volta eseguita la loro funzione saranno di nuovo riportate alla natura. Tutto questo perciò porterà a risvolti positivi sulla qualità ambientale e al tempo stesso sulla salute dell’uomo.
Per riconoscere quando un imballaggio è realmente biodegradabile è consigliabile guardare loghi ed etichette presenti e il loro collegamento ad un sistema di certificazione. Non è sufficiente quindi che sul prodotto vi sia la dicitura “biodegradabile”, in quanto è necessario che vi sia anche una norma legata ad essa che specifichi condizioni e tempo di biodegradazione. Infatti, per essere riconosciuti come tali i prodotti devono soddisfare gli standard EN 13432, dato riportato sull’etichetta dell’imballaggio.
La distinzione tra packaging biodegradabile e commestibile
Per ovviare al problema dell’inquinamento provocato anche dalla plastica, e in particolare da imballaggi per alimenti che vengono utilizzati per un tempo molto ridotto e poi buttati per terra o nei mari, un venditore di waffle a Ubud (Bali) ha sperimentato un nuovo packaging alimentare fatto di alghe per i suoi prodotti. Questo nuovo imballaggio è stato ideato dalla startup indonesiana Evoware, che ha ricreato la confezione sotto forma di busta fatta di alghe che può essere mangiata, oppure buttata. Nel caso in cui venisse buttata per terra si biodegraderà in poco tempo e in modo naturale.
I costi di produzione di questo tipo di imballaggi di alghe al momento è molto elevato rispetto a quello delle normali plastiche ma, oltre ad avere minori ricadute sull’ambiente, la startup coreana assicura che il prezzo diminuirà non appena la produzione si allargherà su grande scala.
Quindi un packaging commestibile è quel tipo di imballaggio formato da uno strato molto sottile di materiale che viene integrato con il prodotto che contiene, tanto da poter essere mangiato assieme ad esso.
Due sono i tipi di imballaggi commestibili: il primo è una pellicola formata separatamente dal cibo che contiene e applicata in una fase successiva, il secondo, cioè il rivestimento, viene creato e unito direttamente al prodotto alimentare.
Come sceglierle il giusto pack
La scelta del packaging è uno step fondamentale quando si crea un prodotto, in quanto si pone come primo approccio che il consumatore ha con esso. L’imballaggio deve quindi rispecchiare e trasmettere i valori del brand, mantenendo sempre il suo carattere per invogliare un possibile consumatore ad acquistarlo o dall’altra parte fidelizzare con i clienti già acquisiti.
Per questo motivo è bene fare delle analisi, non solo sul packaging di per sé e le funzionalità che deve avere, ma anche sul target di riferimento del brand.
Ma non solo, perché oggi ad avere un peso decisivo sull’acquisto per i consumatori è anche il materiale di cui è composto il pack di un prodotto. Secondo una ricerca fatta dall’Osservatorio Packaging del Largo Consumo è stato constatato che nel 2021 il 14% degli italiani non ha acquistato più determinati prodotti che a presentavano una confezione non sostenibile.