Tra i materiali più utilizzati per gli imballaggi rientra indubbiamente la plastica: fin dalla sua comparsa, la produzione e la diversificazione della plastica è stata costante e a ritmi sempre più accelerati, rendendola oggigiorno un materiale presente in molti aspetti della nostra vita, soprattutto nell’ambito delle spedizioni. Ma a cosa si deve questa sua “fortuna”? E quali sono le tipologie di plastica da imballo più utilizzate? Ecco tutto quello che dovete sapere a riguardo.
La plastica da imballo e i suoi utilizzi
Il primo materiale plastico realizzato è stato il nitrato di cellulosa, inventato da Alexander Parkes intorno al 1860. Da allora, e soprattutto dopo gli anni del boom economico, sono stati realizzati diversi tipi di materiali plastici (basti pensare ad esempio alla celluloide, il PVC, il cellophane, il nylon o il PET), fino a diventare un elemento insostituibile nella nostra vita quotidiana e in molteplici settori. Lo sviluppo di brevetti plastici e le loro possibili applicazioni continua tutt’oggi ma, in generale, possiamo dividere le plastiche in due grandi famiglie: i materiali termoplastici (che con il calore si fondono e induriscono se raffreddati, rendendo questo processo reversibile) e quelli termoindurenti (che una volta fusi subiscono delle modificazioni chimiche irreversibili).
Uno degli scopi per cui la plastica viene più utilizzata è l’imballaggio, il cui successo si deve a una combinazione di flessibilità, resistenza, leggerezza, stabilità, proprietà di barriera e facilità di sterilizzazione, che rendono la plastica il materiale perfetto per l’imballaggio sia di prodotti commerciali che industriali. Andando più nel dettaglio, la plastica ad esempio non intacca il gusto o la qualità degli alimenti, è igienica, sicura, ha una versatilità di utilizzo unica e una leggerezza impressionante: di solito infatti, costituisce solo il 17% del peso totale degli imballaggi. Se gli imballaggi sono leggeri, lo sono anche i carichi e il numero di mezzi per il trasporto è inferiore: di conseguenza, si riducono carburante, emissioni, costi di trasporto e scarti.
Le diverse tipologie di plastica da imballo
In base alle normative DIN 7728 e 16780, ad ogni materia plastica, incluse quelle da imballaggio, è associata una sigla univoca. Ecco le più utilizzate:
- PETE (Polyethylene Terephthalate): appartiene alla famiglia dei poliesteri. Si tratta di una resina termoplastica trasparente ed estremamente resistente (anche ad alte temperature), utilizzata principalmente per l’imballaggio logistico, di bevande e prodotti alimentari.
- PVC (Polyvinyl Chloride): è una termoplastica, e rappresenta il polimero ottenuto dalla polimerizzazione del cloruro di vinile. È uno dei materiali più utilizzati, rigido ed estremamente versatile, utilizzato per molteplici tipologie di imballaggio.
- PP (Polypropylene): questa materia termoplastica è di larghissimo utilizzo sia per imballaggi rigidi (come barattoli e flaconi) che flessibili, ed è estremamente resistente anche ad altissime temperature. Quando riciclato, viene utilizzato per la realizzazione di prodotti automobilistici.
- HDPE (High density Polyethylene): questa resina termoplastica è il più semplice polimero sintetico e la materia plastica più comune. Spesso viene utilizzo per imballare i prodotti che necessitano di protezione dalla luce o dagli urti (specialmente sotto forma di pluriball).
- LDPE (Low density Polyethylene): un polimero termoplastico appartenente alla famiglia dei polietileni che presenta delle ramificazioni che lo rendono più leggero, sottile e flessibile. Trova applicazione soprattutto nella produzione di film e pellicole, destinate anche all’imballaggio.
- PS (Polystyrene): noto come polistirolo, ha delle proprietà elettriche e meccaniche che lo rendono perfetto (soprattutto nella sua forma espansa) per la realizzazione di diversi imballaggi, specialmente quelli che riguardano prodotti acquistati online per attuare gli urti.
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